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{Prosa}

Ultimo Aggiornamento: 19/05/2011 12:11
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Post: 1.260
Città: RIETI
Età: 39
Sesso: Maschile
22/12/2010 12:21

Il presente racconto è stato scritto e, di seguito, donato alla Biblioteca da Lady Latis McRonan.

LA SPADA DEI GHIACCI



Le nebbie stesse del tempo avvolgono questa leggenda, che si perde nei meandri della storia . Chi la raccontò ora non solca più questa terra, e infinite lune son trascorse dall’ultimo che vide.Leggenda e realtà si fondono come anelli di un’unica catena riportando in vita quest’arcana storia. Il Tempo e la leggenda forgiarono nei ghiacci della storia una mitica spada. Nessun uomo normale poteva maneggiarla a causa delle sue dimensioni e tanto meno usarla. Sul piatto di quest’arma straordinaria si dice che vi siano delle incisioni in runico, scritte probabilmente dalla magia stessa… magia che avvolge la spada e la sua storia. Un antichissimo canto narra di un giovane che miracolosamente trovò la spada e uccise un drago. Il sangue di quest’arcana creatura colò lento sulla spada fino a colmare le incisioni. Magia del sangue e Magia arcana si fusero. Si narra che le scritte si infiammarono e il sangue riacquistò il suo potere…riacquistò vita . Il giovane ragazzo divenne invulnerabile nelle parti del suo corpo che si macchiarono del sangue del drago. Poi più nulla. Una tetra cortina di silenzio calò sulla mitica spada.. e il tempo nascose la sua esistenza dietro a una pallida leggenda. Numerose estati ed inverni si susseguirono.. quando finalmente un re, del piccolo paese di Landaras ,coronato da aspri monti , per salvare il suo popolo sfidò il drago che da tempo minacciava i suoi sudditi con aspre grida. Come dono dei ghiacci ritornò la Spada il cui nome arcano era inciso con runiche lettere sul piatto…Il sol nome evoca il terrore e potere allo stesso tempo.. “sventra draghi” questo il suo nome, questo il suo potere. Narrano le cronache di quell’epoca che il re, Jlus quando tornò al suo regno dopo aver ucciso l’animale, era ancor più bello e forte…ma nuovamente le nebbie della storia tornarono ad avvolgere questa spada , così come le sacre nebbie proteggono e difendono la leggendaria isola delle Mele.
Questa è la storia della spada forgiata dai ghiacci la cui nascita si perde fra le pieghe della storia .
Questa è la storia di due uomini scelti dal fato per sollevare la portentosa arma.
Questa è la storia narrata dal bardo… la cui voce si perde nella brezza della sera.

Latis McRonan
[Modificato da shadow.20 17/01/2011 12:47]



°°°Shadow°°°
Custode del Sapere
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Età: 39
Sesso: Maschile
19/05/2011 12:11

Racconto a cura di Lady Lanyice


{Nota OFF}
{Presentato in ON come libercolo di piccola grandezza}




Amina.
Il Cerchio della Luna

Le sue spalle poggiavano sulla fredda parete di pietra. I brividi, attanagliavano sovente le sue membra, tuttavia, non era il freddo a generarli, ma qualcosa che andava oltre la percezione fisica.
L’antro nel quale era stata rinchiusa l’aveva privata quasi del tutto della sua energia. Il cibo che le veniva concesso non era di suo gradimento e solo dopo il quarto giorno di prigionia prese a divorare quel tozzo di carne, giusto per non morire di fame. Ma ora, ..i crampi si facevano sentire, e quella che lei avvertiva come una debolezza, le faceva provare per la prima volta un nuovo sapore, ..quello della paura.
Seduta sul pavimento, con le gambe che poggiavano sul suo petto, fissava incessantemente il piatto ormai vuoto che si trovava poco distante.
Un tramestio si udì provenire dall’esterno della pesante porta sprangata, …quella maledetta porta che, chiudendosi alle sue spalle l’avea privata della libertà. Il suo corpo si mosse in modo impercettibile alla vista umana, i brividi ora facevano quasi vibrare il suo corpo, ella teneva le braccia avvolte alle gambe che pressavano sul suo petto. Il volto si volse sulla porta, quando udì il concitato parlottio e la chiave che veniva maldestramente infilata nella serratura.
Una, ..due, ..tre mandate e la porta si spalancò innanzi ai suoi occhi. Il comandante delle guardie con la maschera del terrore dipinta sul suo volto irruppe nella cella, poggiando subito le sue spalle sulla parete poco distante dalla porta stessa, fissando poi il suo sguardo sull’uscio, dove l’oscurità che regnava poco lasciava intravedere.
D’un tratto, una figura avvolta in un drappo scuro, fece il suo ingresso. Sagoma assai imponente, passo marziale, spada sguainata sulla sinistra mano rivolta alla donna ancora seduta sul pavimento e, pugnale sulla destra a intimorir il soldato che cereo in volto, non faceva altro che fissar la punta della lama. Solo allora, la donna si rese conto che dalla lama stillava denso liquido.
Sangue! Disse tra se.
Cercò allora il volto dell’essere che avea innanzi e che volgeva ancora a ella la sua arma. Ma il volto era celato dal cappuccio della cappa ch’egli indossava.
Nessuna parola, solo un lieve movimento della spada a indurre la donna a sollevarsi.
Un semplice e repentino gesto, portò la donna a porsi dirimpetto alla sagoma. Ella ne avvertiva il peso dello sguardo, senza peraltro, poterne scorgere gli occhi.
L’inquietudine mista a rabbia o impotenza, presero a farsi strada nel suo animo, mentre seguendo le indicazioni che tramite la spada le venivano impartite, si accostò all’uscio.
Uno scossone la spinse fuori, nel corridoio, mentre sentiva il lamento ultimo del soldato, che rovinava al suolo, e il gorgogliare del suo stesso sangue che ne stava soffocando il respiro.
Non si voltò, fissò invece i corpi degli uomini di guardia accasciati al suolo.
Un lamento uscì dalle sue labbra per dire,
- Chi siete voi? Chi vi manda?-
- Nessuna risposta vi sarà data ! Non in codesta sede almeno! –
La laconica risposta.
“Uomo!” pensò lei. Voce ignota. In apparente contrasto con l’agir suo. Voce calda, profonda e azioni gelide e sfrenate.
Scrollò appena le spalle, fece per aggiunger altro ma, la mano che nel frattempo avea deposto il pugnale nel fodero, l’afferrò saldamente al polso, costringendola ad avanzare seguendo il frenetico passo della guida, che a grandi falcate percorreva il corridoio.
La stanchezza, il prolungato digiuno e la permanenza in quell’angusto luogo le imposero subito un ritmo accelerato del respiro. Presto, si rese conto di esser quasi trascinata di peso dall’uomo che invece, avanzava senza accusar il minimo sentore di stanchezza.
Percorsero lesti i corridoi per trovarsi poi innanzi ad una porta di ferro. La quale, conduceva all’esterno. Lungo tutto il percorso ella, non potè esimersi dall’osservar i cadaveri degli addetti alla guardia.
- Siete stato voi…. Avete agito solo ? ..come avete fatto! – Chiese sgomenta, mentre attendeva che egli aprisse la grata che li avrebbe indotti all’esterno.
- Certo che sono stato io! ..mai fidarsi degli altri, se qualcosa si vuole fatta bene, meglio incaricare se stessi! – Disse lui, mentre la grata veniva aperta e trattenuta dalla mano dell’uomo affinché ella potesse passare. Le forze, le vennero a mancare del tutto, quando trovandosi fuori, all’aria aperta i raggi inclementi del sole invasero i suoi occhi, abituati ormai all’oscurità. Il suo passo si fece quindi ancora più incerto per arrestarsi del tutto, e sarebbe stramazzata al suolo, se due possenti braccia non l’avessero issata per tempo.
Una folle corsa,sulla groppa di un cavallo e, il garrire del manto dell’uomo che la teneva davanti a se. Solo quello rimase impresso nella sua mente. Solo alcuni istanti di lucidità, che le consentirono di vedere il paesaggio verde, percorso come se, non un cavallo, ma una folgore, trasportasse i loro corpi.
D’un tratto l’oscurità avvolse tutto.
Quando i suoi occhi si aprirono nuovamente, ella giaceva su di un letto di foglie. Gli occhi fissarono a lungo il soffitto composto da frasche e travi a sostenerle, prima di discendere da esso e cercar chi stava facendo l’ingresso in quell’istante. Una porta si era aperta evidentemente, vista la luce solare che s’infiltrava ora nella piccola stanza e un fruscio di vesti, spezzava il silenzio che sino ad allora avea regnato.
Ancora non riuscì a muoversi. Solo lo sguardo vagava, ma nessun muscolo o arto, fece cenno di movimento. D’un tratto comparve un volto, incartapecorito dagli anni, contornato da lunghi, ispidi e candidi capelli. Due piccole pozze di purissima acqua azzurra fungevano da occhi. Gelido lo sguardo, seppur cordiale nei modi, l’anziana donna le parole di saluto le offerse.
- Milady, ..finalmente vi siete destata dal sonno! – Le porse ora, una tazza fumante. Scorgendo la diffidenza nello sguardo della donna distesa, disse ancora, increspando lievemente le labbra in quello che avrebbe dovuto essere un sorriso.
- ..non vi preoccupate ..Mikla, sa cosa vi fa bene ..sentite l’aroma ..voi conoscete! –
Una sorta di cenno d’intesa fu fatto con il capo e gli occhi seppur lievemente, attenuarono la gelida morsa. Quelle semplici parole furono in grado di tranquillizzare la donna, che prese a sollevarsi, seppur lentamente. Sedutasi incrociò le gambe e sollevò dapprima il volto, poi anche la mani per accogliere quanto le veniva offerto.
Il vapore che si sollevava dal liquido raggiunse le nari della donna, quando la tazza fu tra le sue mani, posta appena sotto il volto. Chiuse gli occhi per concentrarsi e cogliere tutte le fragranze che esso emanava.
- Tiglio…, lauro, …menta.. – Fece quasi per se. Sollevò lo sguardo verso la Vecchia e disse, - ..il mio stomaco vi sta a cuore …- la Vecchia sorrise appena, mentre avanzò di un passo studiando ancora il volto della donna che proseguì nel suo dire - ..pervinca,.. rosmarino …- Un bagliore percorse il suo sguardo,
- ..vi occorre la mia memoria? I miei ricordi? – Disse mentre ancora le sue labbra non avean attinto alcuna goccia d’infuso.
- …diffidente come mi avevano detto! Arguta! ..mi serve tutto di voi. Bevete, sapete che vi farà star meglio! –
Fissò ancora i suoi occhi in quelli della donna anziana e bevve alcuni sorsi. Il suo sguardo vagò poi all’interno della stanza e solo allora, si rese conto che nell’angolo di essa, si trovava qualcun altro oltre a loro due.
Distanziò la tazza dalle labbra, e facendo un cenno del capo chiese alla Vecchia.
- Chi è? Perché è qui?
- …mi è stato affidato! – Fu la laconica risposta. In quell’istante la figura prese a muoversi verso le due, ancora la sagoma imponente e ancora avvolta dallo scuro manto.
- Da chi vi è stato affidato? ..perchè mi avete condotta qui? – Chiese quindi la donna, mentre poggiava la tazza ormai quasi vuota.
- Avreste preferito restare nelle segrete in attesa di esser processata milady? – A parlare questa volta, fu l’uomo che lì l’avea condotta.
- ..quando mi trovavo nelle segrete sapevo, almeno in parte, cosa aspettarmi e la ragione per la quale lì mi trovavo, ..non riesco a comprendere la ragione che mi porta a voi, invece! –
Tagliente il tono, facendo poi affidamento alle proprio forze, la dama si sollevò da quella posizione che ormai era divenuta troppo scomoda. Si pose quindi in piedi accanto ai due. Benché in quella sala ora, la luce raggiungesse ogni angolo, il volto dell’uomo continuava a restare un mistero. Celato ancora dal cappuccio.
- Come vi chiamate? Perché non mostrate il vostro volto? – Chiese alla fine, indispettita la giovane.
- Un volto non è importante! Come un nome. Potrei dirvi una miriade di nomi per accontentarvi, ..ma poi a cosa vi servirebbe? –
- Cosa volete da me? Chi vi ha mandato? – La domanda ora posta a entrambi pareva quasi una supplica, forse causa la stanchezza o la secchezza di risposte ricevute sino a quell’istante.
- ..ebbene, - esordì la Vecchia, - …prima o poi dovrete venirne a conoscenza, ..altrimenti in che modo potreste tornarci utile? –
La Vecchia si volse e con un cenno del capo indusse entrambi a seguirne i passi,
- andiamo fuori da questa cella! –
Varcata la soglia della stanza si ritrovarono in una sorta di piccola cucina, dove un fuoco ardeva al centro di essa, posto in un grande braciere. Un’apertura di circolare forma, creata in cima al tetto consentiva al fumo di uscire, questo faceva sì, che il fumo non ammorbasse il loco, anche se tutto pareva impolverato di cenere che inevitabilmente si sollevava.
Ad entrambi, fu indicato un sedile e la Vecchia stessa, sedette su di un piccolo scanno.
La giovane donna sedette e pose le mani sul suo grembo, prese quindi a torturar un lembo di veste, logora e sporca. Erano giorni che non faceva il bagno e che non cambiava quella veste, solo allora parve rendersi conto. Volse lo sguardo imbarazzato ad entrambi i presenti, e quando raggiunse quello della Vecchia, scoprì che ella la stava fissando. Con un semplice gesto, l’anziana donna portò la sua mano nella tasca della sua veste, ne estrasse un medaglione d’oro che fu porto alla giovane donna, la quale, allungò lentamente la mano tremante per riceverlo, abbandonando completamente i frivoli, vanesi pensieri.
- Atis Malè Iuter Naà Atis ! –
Esclamò la dama mentre portava innanzi agli occhi quel medaglione che riconosceva essere quello che solitamente portava sua madre al collo.
- Per quale ragione l’avete voi? – Chiese, mentre a dire il vero, paventava la risposta. –
- Non è quello che appartiene a vostra madre! …quello è ancora nelle sue mani! – Fece l’uomo. Che ora portò la sua mano sul drappo scuro che occultava il volto, per farlo discendere lentamente sulle sue spalle.
Una folta chioma bronzea trattenuta in una coda fece capolino, folta chioma a contornar volto eburneo e occhi scuri, profondi, che presero fissar il volto della donna, che tuttavia, non distolse lo sguardo dal medaglione.
- Non sapevo ne esistessero degli altri oltre a quello di mia madre! – Fece lei, sollevando solo allora il suo volto per intercettar lo sguardo della Vecchia.
- Ne esistono altri tre oltre a quello di vostra madre milady …- Fu ancora l’uomo a prender la parola, e stavolta ella indugiò con lo sguardo sul suo volto, mentre egli proseguì,
- …vostra madre vi ha insegnato la sua arte! Vi avrà narrato dei suoi trascorsi … cosa sapete del Cerchio della Luna? –
La donna scosse il capo,
- Nulla! Non mi ha mai parlato di niente! – Cercò di essere più schietta possibile, per dar parvenza di sincerità, conscia tuttavia che entrambi sapevano che stava mentendo spudoratamente. Ma lei non sapeva chi fossero e cosa volessero da lei!
- Andiamo, … se vogliamo arrivare a capo di qualcosa dovete aprirvi con noi! – Fece lui con tono sarcastico.
- Perché dovrei confidarmi con voi? ..non vi conosco, mi avete condotta qui senza sapere se io fossi d’accordo oppure no! – Fece lei con tono affilato come lama.
- Rammentate il luogo ove avete trascorso i vostri ultimi giorni? – Si accostò ad ella, protendendo innanzi il busto, sì che il suo volto sfiorasse quasi quello di lei.
- Lo rammento non temete, .. mi avete liberata da una prigione per condurmi in un’altra! –
- Ora basta! –
Fece la vecchia sollevandosi e dirigendosi verso una madia poco distante. I due tacquero, e l’uomo riacquisì la sua posizione originaria, poggiando la schiena nella spalliera della sedia.
Un cassetto fu aperto e un rotolo di pergamena fu estratto da essa, la donna tornò sui suoi passi e porse il rotolo alla donna, le disse quindi.
- Amina! Leggete! –
Fissò lo sguardo in quello della dama e attese reazione da parte di lei.
- Voi sapevate quindi… chi siete? –
Chiese la donna mentre afferrava il piccolo rotolo.
- Leggete! –
Ancora un imperioso comando da parte della Vecchia che null’altro soggiunse. Amina svolse la pergamena e prese a leggere, scorse velocemente le chiare lettere vergate e dopo aver riavvolto il rotolo disse, porgendolo alla Vecchia.
- …erano in cinque! Legate tra loro da un patto di sangue. Ciascuna dipendeva dalle altre. Qualora una si fosse trovata in difficoltà, le altre sarebbero dovute andare in suo aiuto. Questo era il patto iniziale. –
- ..ma le cose cambiarono a causa di una di loro! – Fece la Vecchia!
- …già! – Disse Amina, - le cose cambiarono quando una di loro si innamorò di un uomo! Non un uomo qualunque ma figlio di re, destinato egli stesso alla reggenza… – si fermò per alcuni istanti, e poi proseguì, mentre le mani presero a torturarsi a stringere in modo quasi frenetico le dita.
- Le altre quattro quando appresero la notizia si schierarono in due fazioni, una era disposta a perdonare, a concedere la libertà .. a sciogliere il patto, ma le altre erano incattivite, non sentivano ragioni. In modo inspiegabile, Sykè e Gherò, scomparvero e furono ritrovate dopo alcuni giorni dopo la loro scomparsa. Erano state private dei loro abiti e lapidate e ancora in vita poste in un anfratto affinché la morte giungesse lenta e …terribile.
- In realtà, non furono le altre due a ucciderle, poiché loro stesse furono ritrovate moribonde giorni dopo! Lo sapevate? -
- No! – rispose sorpresa la donna.
- Neppure vostra madre è a conoscenza di questa storia! Lei ancora pensa che le due siano in vita e che vogliano attentare alla vostra sicurezza. –
- ..come fate a esserne certa? Sapete molte cose voi! –
- ..già, so tante cose, ma voi conoscete più di me, .. forse inconsapevolmente!O forse, sarebbe più corretto dire che conosciamo cose diverse, e che se le uniamo ci porteranno ad un’unica soluzione. –
Sospirò la vecchia prima di proseguire nel suo parlare,
- ..Il Cerchio della luna conta più di cinque elementi, o meglio, contava... del Cerchio di Sbruyn solo vostra madre ora è in vita e custodisce il primo medaglione, Birsye vanta la longevità dei suoi componenti e lady Vhirty custodisce il secondo medaglione.
- ..quindi è un medaglione di appartenenza, - disse quasi per se Amina.
- ..il Cerchio di Vratrel ha solo due componenti in vita ma, colei che custodiva il medaglione è morta, è stata uccisa subito dopo aver affidato il medaglione a me, affinchè lo restituissi a colui che lo deve possedere in eterno! – Sentendo quelle parole Amina non riusciva a capacitarsi, non riusciva a comprendere a cosa stesse alludendo la donna.
- Non sapevo esistessero altri circoli analoghi, ..pensavo che fosse una cosa che riguardava mia madre e alcune persone del mio villaggio. – Fece stupita.
- No! Racchiude molte più persone di quante non possiate immaginare. Godono di privilegi, ma anche di rischi. Voi sapete di cosa parlo, la vostra stessa vita è stata un tormento a causa dell’appartenenza di vostra madre al Cerchio, soprattutto della sua scelta! Vostra madre dovette allontanarsi dal Cerchio, senza tuttavia, abbandonarlo del tutto è l’unica sopravvissuta, anche se lei lo ignora. Voi, benché abbiate visto e siate a conoscenza di tanto non fate parte del Cerchio, perché “Lui” non ha ancora deciso! Eppure vi perseguitano, vivete, costretta a nascondere ciò che siete!
Amina non potè far altro che annuire. Abbassò il suo volto fissando lo sguardo sul suo grembo dove le mani proseguivano a torturarsi l’una con l’altra.
La Vecchia depose la pergamena sul piano di marmo della madia. Raggiunse ancora Amina e ponendosi a lei innanzi disse ancora,
- Voi sapete più di quanto potete immaginare. Avete un dono che vi è stato conferito alla vostra nascita, ...siete una prescelta! Ecco perché a vostra madre non è stato permesso di abbandonare il Cerchio. Qualcuno aveva sperato che, con la sua unione ella avrebbe lasciato. Ma tutto era scritto, voi sareste nata. Il vostro nome stesso porta le iniziali dell’antica Formula, quella da voi stessa pronunciata quando avete visto il medaglione. –
L’uomo stava sempre seduto sulla sedia. Immobile e attento. Fissava la giovane cercando di carpire le reazioni che le parole pronunciate dalla vecchia avevano su di lei. Nessuna emozione fu tradita dal suo volto dall’udir tali discorsi, quasi che egli sapesse tutto. Avvertendo su di se lo sguardo, Amina si voltò e intercettò per alcuni istanti lo sguardo dell’uomo, lo sostenne fiera poi mentre ancora fissava quegli occhi scuri, chiese alla vecchia.
- lui chi è? Perché mi ha salvato dalla prigione? – discostò solo allora lo sguardo, per fissare la Vecchia e proseguire - ...ha ucciso le guardie, nessuna è sopravvissuta! –
- Voi avreste fatto la stessa fine se, ... –
La Vecchia tacque un istante, poi, indicando l’uomo con un cenno della mano, proseguì
- ...se Greg non fosse intervenuto! – Indi scrollò le spalle e disse,
- A volte, il fine giustifica i mezzi mia cara. Loro erano niente, rispetto a voi. Loro possono essere sostituiti, ...voi no! –
Quelle parole ebbero il potere di irritare la giovane che, tuttavia tacque. Guardò ancora un volta l’uomo, e il suo sguardo volse nuovamente sul suo grembo.
- Cosa volete da me? –
La voce si sollevò nel silenzio, come una lama fende l’aria.
- Non io, .. non lui, - fece la vecchia, - ma qualcuno che a noi ha dato l’incarico di liberarvi dovrete far tale domanda! – Sospirò e disse ancora, - .. io dovevo solo mettervi al corrente, e vagliare quanto effettivamente sapevate. –
- ...e dopo? – fece la giovane
- e dopo si vedrà, e non posso essere io a dirvi cosa fare. Tra tutte le cose che voi sapete, mi pare di capire che, in realtà vi sfugge la ragione per la quale si sia data vita al Cerchio! –
Fissò i suoi occhi in quelli della giovane e disse ancora,
- ...o mi sono sbagliata? –
- No, non vi sbagliate affatto! Mia madre mi ha insegnato tutto quello che sapeva, ma mi ha sempre detto che lei era la Custode della Chiave del segreto. Lei sapeva e non poteva rivelarlo a me o a chiunque altro. –
- Sì, è così, a lei fu rivelato quando aveva più o meno la vostra età, forse era anche più giovane. Allora fu costituito il primo Cerchio. Il medaglione le spettava di diritto. Ma ora quello che io voglio sapere è se voi siete disposta ad abbracciare il Cerchio, siete disposta ad afferrar le mani di coloro che già ne fanno parte? Se voi accetterete dovete sapere che la vostra vita sarà esposta alla morte in ogni istante! Dovrete sempre guardarvi alle spalle senza perder di vista ciò che vi sta innanzi. Sarete inviata in un’altra terra lontana e, dovrete lasciare tutto! Di voi non resterà che il ricordo. Nessun legame dovrà perdurare alla vostra partenza, per coloro che vi conoscono, sarete come morta! Un’altra vita vi aspetta, ..ma lontano da qui, con uno scopo ben preciso!
- Sapevo che sarebbe giunto il momento, lo sapevo da quando mia madre mi condusse la prima volta alla grande Quercia e dal suo tronco cavo entrammo nel nascondiglio del Cerchio della Luna. Senza dire una parola lei, fu in grado di trasmettermi parte della mia vita futura. Sapevo che avrei dovuto lasciare tutto, sapevo che un giorno non l’avrei più rivista e che non sarebbe stata la morte a dividerci, ma la stessa vita. La mia risposta non può che essere affermativa. – Disse Amina, sospirando mentre le ultime parole erano pronunciate.
L’uomo ascoltò senza proferir verbo, mentre la Vecchia disse accostandosi alla giovane,

- Anche io ero certa della Vostra risposta, ma ora non possiamo indugiare oltre. Voi dovete sapere, dovete venire a conoscenza di ciò, che Vi è consentito sapere, …anche se, .. a dire il vero Vi sembrerà assai misero il mio resoconto. Ma credetemi, è giusto così, solo lo stretto necessario per poter iniziare, per poter comprendere… il resto verrà da se! –
La vecchia si discostò appena dalla donna e mentre ancora fissava i suoi occhi nel suo volto proseguì nel suo dire,
- Vedete, il Cerchio ebbe origine in un’altra terra, distante da questa, una terra che, chi l’ha conosciuta non ha più scordato! Terra pregna di ricchezza di ogni genere, ricca di sapienza e ..di mistero! Mai landa più ricca di individui tra loro differenti pare esser stata generata. Tuttavia, proprio il suo mistero la rende così vulnerabile e quindi, molte forze si prepongono di proteggerla. A differenza di altri che, invece, decidono di sfruttar la sua debolezza per imprimer ad essa sofferenza e cercar di usurpar potere. In questi anni, varie guerre si son susseguite, tuttavia le forze paiono assai equilibrate e in codesto modo tutto si bilancia regalando alla terra di cui vi parlo, una parvenza di pace. Qualora tale equilibrio si dovesse spezzare, ebbene il destino di codesta terra sarebbe destinato ad esser inghiottito dall’abisso del nulla! Non il bene o il male, ma la totale inesistenza, tutto cesserebbe di esistere! Il compito del Cerchio della Luna è questo, far in modo che mai! …l’equilibrio sia spezzato, l’ago della bilancia mai! Dovrà pendere più da una parte che dall’altra, ma esatto e perfetto equilibrio! – la vecchia tacque alcuni istanti, poi soggiunse rivolta ancora alla donna,
- ..riuscite a comprendere mia cara?- ancora cadde il silenzio, e poi ancora una volta fu la vecchia a parlare,
- ..da sempre, dal primo momento in cui vostra madre vi ha percepito nel suo grembo, ella sapeva quale sarebbe stato il vostro compito, ..lei sapeva era il giusto epilogo, era stato già scritto tutto! Ma quello che accadrà da adesso in poi, …solo voi potrete scriverlo. –
- Bene, io sono qui, e son pronta a far quel che devo! – Furono le parole di assenso della giovane. La vecchia annuì, e solo allora rivolse lo sguardo all’uomo che fermo non rivolgeva lo sguardo a nessuna delle due. Il suo volto era sollevato e i suoi occhi fissavano un punto distante da loro, un punto nella stanza , che pareva immersa in una sorta di strana nebbiolina. Un’indecifrabile espressione comparve sul volto dell’uomo, la Vecchia guardò la giovane e disse, mentre sollevava leggermente il suo braccio a indicar l’uomo,
- Egli vi precederà, non vi sarà dato conoscere in quali sembianze egli incrocerà ancora il vostro cammino, sappiate solo che nel momento in cui i vostri occhi si troveranno, vi riconoscerete per quello che entrambi siete realmente! –
Detto ciò, l’uomo si sollevò, e piano si diresse nel punto della stanza, che per tutto quel tempo avea fissato. Egli si distanziava dalle due donne e il corpo pareva divenir lieve, pareva fluttuare nell’aire, per poi quasi dissolversi, …sino a scomparire. La ragazza assistette alla scena senza fiatare, trattenendo il respiro, che pareva, al suo udito, riecheggiare in tutta la stanza.
A tante magie aveva assistito, ma mai ad una cosa del genere!
- Era Lui… non è vero? – Chiese quindi alla vecchia
- Già! –
Fu la laconica risposta.
- Ma ora anche voi dovete andare, ecco prendete questo! –
La vecchia allungò la mano verso la giovane e le porse un piccolo anello,
- …mettetelo nel dito mignolo. La pietra rivolta all’interno della vostra mano, non mostratelo ad alcuno, se non sia di vostra fiducia, ma soprattutto non levatelo mai per nessuna ragione!
- Bene, farò come raccomandate, ora ditemi che devo fare. - In quell’istante la porta fu spalancata e un uomo di età assai avanzata, con i capelli completamente bianchi e crespi fece il suo ingresso, dicendo con stridula voce,
- Son pronto! Andiamo! – La giovane seguì dapprima con lo sguardo, l’uomo che si voltava e spariva oltre l’uscio così come era entrato. I suoi passi, di seguito si portarono a rincorrerne l’incedere per raggiungerlo subito dopo, accanto ad una carrozza dalle piccole dimensioni. Si accomodò in essa e dopo aver sbirciato oltre il piccolo finestrino e aver condotto per l’ultima volta lo sguardo alla vecchia, guardò attentamente il suo anello, e notò che la piccola pietra incastonata in esso, cambiava colore. D’un tratto la piccola carrozza parve muoversi, ed ella non potè far a meno di sbirciar fuori ancora una volta, vide che la vecchia e la casa, divenivano sempre più piccole e, cosa più assurda ai suoi occhi, …pareva che stessero per scomparire con tutte le altre cose accanto, tutto si stava inesorabilmente riducendo sotto ai suoi occhi, poi, come se una folgore avesse attraversato il cielo in quell’istante, così il mistero fu svelato, … lei stava volando! Quella carrozza era stata portata in cielo da chissà quale strano congegno. Dopo aver realizzato quel pensiero, tutto intorno alla carrozza fu avvolto da una fitta nebbia, sì che ella non potè più veder nulla sino a quando, ore dopo, il mezzo si arrestò e la porticina fu aperta.
- Ecco, siete arrivata a destinazione milady! – Disse l’uomo mente le dispensava un inchino. Attese che lei si allontanasse di qualche passo, e poi si volse e prese nuovamente il volo. Solo allora Amina vide che la carrozza era trainata da dei grandissimi pipistrelli. Il tempo di scorger la loro natura, e tutto scomparve, ella si ritrovò così a percorrer un sentiero, che si addentrava in una foresta, una voce disse quasi a rassicurarla,
- …lì devi andare …segui il sentiero. - Si volse a cercar chi avesse parlato, ma nessuno oltre a lei era presente.


[fine prima parte]

[parte seconda]

L’arrivo a Nirlin

La foresta che si apprestava a raggiungere era assai rigogliosa, formata più che altro da querce e frassini che si ergevano maestosi verso il cielo. Alcune piante avevano dimensioni davvero ragguardevoli e la giovane, più volte si sentì quasi persa nell’immensità.
Il respiro del bosco accompagnava i suoi passi e solo il fruscio delle fronde smosse dalla lieve brezza si poteva udire al suo avanzare, spezzato tuttavia, dal verso di qualche animale che spaventato palesava la sua protesta. Lo sguardo curioso indugiava su ogni particolare che riusciva a catturar la sua attenzione. D’un tratto, una piccola costruzione in pietra, di forma circolare e con un tetto costituito da rami secchi, parve quasi comparir dal nulla.
Amina si arrestò, indecisa se proseguire per il sentiero o far la piccola deviazione; che l’avrebbe condotta nei pressi di ciò che appariva ai suoi occhi come un rifugio.
Ferma, fissava la costruzione, si sentiva attratta da essa, forse la sua innata curiosità, che spesso la spingeva a osare, anche quanto proprio non era il caso. Scrollò le spalle, quando decise di cambiar direzione, e il suo sguardo prese a studiar quanto circondava la costruzione. Notò quasi subito la piccola aiuola curata che si trovava a pochi passi da quello che poteva esser ritenuto l’ingresso. Il suo passo la conduceva sempre più vicino e, i suoi occhi riconoscevano le essenze che vi erano impiantate. Essenze medicinali, curative, …alcune usate per far delle magiche pozioni. Si era accostata troppo? Si arrestò quasi che, desiderasse allontanarsi, paventando ora, la presenza che la pietra poteva celare. In quell’istante la porta di legno logoro e scheggiato si aprì e una curva sagoma comparve innanzi alla giovane. Il volto era celato dal cappuccio calato su parte del volto. L’unica cosa che Amina scorse subito, furono le mani dalla pelle graffiata, ma dalle dita affusolate che trattenevano un batuffolo di pelo. Il gatto fu liberato oltre la porta, sul piccolo gradino, e la sagoma si erse solo allora in tutta la sua altezza.
La mano, ora libera si portò sul cappuccio, lo fece scivolare delicatamente sulle sue spalle. Due scuri occhi fissarono il loro sguardo sulla giovane che ancora sostava lì innanzi. Le mani ora si congiunsero a stringer l’una nell’altra, mentre ancora gli occhi scrutavano la donna, senza peraltro, proferir verbo.
Amina dal suo canto, non riusciva a far alcun movimento. Osservava incessantemente la sagoma che ora, privata dal suo cappuccio mostrava i lineamenti di un uomo, seppure di giovane età. Un volto ovale, dal chiaro incarnato . Il naso dritto e ben proporzionato. Un sottile filo di barba, posto a incorniciar le carnose labbra, che si sollevarono quasi in modo impercettibile in un abbozzo di sorriso. I capelli anch’essi scuri e particolarmente lucenti, scendevano in meraviglioso disordine sulle spalle.
Un lieve cenno del capo fece scivolar alcune ciocche innanzi al volto, le mani, subito si sollevarono all’unisono e sistemarono le due ciocche dietro le orecchie, mentre il capo tornava in giusta postura.
- Buongiorno madama! – Fece l’uomo, mentre ora si accostava di alcuni passi verso la giovane, che imbarazzata per tale incursione cercava di celar il suo disagio.
- Buongiorno a voi milord! – Rispose quindi, imitando poi, il cenno da lui inscenato poco prima.
Gli occhi dell’uomo scrutavano in modo insistente la donna. Pareva studiarne la parte più intima, ciò fece accrescere il disagio in lei, che forse male interpretando le reali intenzioni dell’uomo, prese a indietreggiar ad ogni passo dell’uomo stesso, frapponendo tra loro sempre l’originaria distanza.
L’uomo allora arrestò il suo avanzare, come se avesse compreso quanto stava accadendo. Sollevò le mani mostrando i palmi, e disse,
- Non abbiate timore, .. non avete nulla da temere da me, non voglio farvi del male, non è mia intenzione. Desideravo solo far la vostra conoscenza, è raro sapete che le persone che vivono nella cittadina giungano sin qui. Chi lo fa merita il mio rispetto. –
- Non giungo dalla cittadina milord, …ma da molto lontano, ho percorso il sentiero che conduce in codesta foresta, provengo da quella direzione. – fece lei indicando con un cenno della mano il punto dalla quale proveniva. Lui seguì il gesto, e fissò per alcuni istanti il punto da lei indicato, come se riuscisse a vedere il punto esatto che lei aveva imbroccato per acceder in quella foresta.
Le mani della donna presero ora a cercarsi e afferrandosi, presero a dar conforto, coraggio alla dama che disse,
- Io sono Amina… milord, …mi scuso per la mia sfacciataggine, non volevo recar disturbo, ora vi lascio alle vostre cose. – Fece per voltarsi, ma la voce dell’uomo la raggiunse stentorea e la costrinse a trattener su di lui lo sguardo.
- Anima ! – Fece quindi, come se stesse analizzando ogni singola lettera che componeva la parola che aveva appena pronunciato. Ella scosse il capo e disse scandendo bene ogni singola lettera che il suo nome componeva.
- AMINA! Milord non Anima! –
Un sorriso comparve sul volto dell’uomo, e ancora il capo fece una sorta di inchino, che liberò le ciocche che sino ad allora erano rimaste imprigionate dietro alle orecchie. Subito, il capo fu posto in originaria postura, ma le mani non andarono a compiere il gesto fatto poco prima, ma si portarono dietro alla sua schiena ad incrociar le dita. Alcuni passi egli mosse verso la giovane, e disse quindi a far chiarezza, sempre con lo stesso tono,
- Ho ripetuto il vostro nome al contrario, milady, avete un nome che può esser letto anche al contrario, e il significato è assai profondo a mio avviso. –
- Non ci avevo fatto caso.- Fece lei in risposta, scrollando le spalle, senza tuttavia indietreggiare, malgrado l’avvicinarsi dell’uomo. Il passo dell’uomo si arrestò a poca distanza dalla giovane, lei dovette sollevar il capo per riuscire a guardarlo negli occhi, poiché egli superava la sua altezza di almeno due spanne.
- Se non giungete dalla cittadina, da quale luogo provenite? –
- Sburyn è il mio villaggio di nascita! – rispose lei non nascondendo una punta di orgoglio nel pronunciar il nome del suo villaggio.
Gli occhi dell’uomo fissarono quelli della donna e una luce improvvisa parve attaversar le scure iridi di notte orientale.
Tuttavia l’uomo non fece alcun commento al riguardo, inclinò il capo sulla spalla sinistra e assumendo un’espressione ingenua, disse, mentre prese a scuoter dolcemente il capo,
- Che sciocco che sono, ho chiesto tanto a voi, e ancora non vi ho detto il mio nome. Rimediamo subito comunque, io sono Leamahs, …per servirvi, milady. -
- Bene, son lieta di avervi incontrato, e ora, credo che proseguirò per il sentiero. …ditemi, dista ancora molto la cittadina da questo punto? –
- Se avrete pazienza di attendermi qualche istante vi scorterò io stesso in città, ..vedete questo è il mio rifugio, ma io risiedo presso la città.-
- Vi ringrazio, - disse Amina, allietata dalla proposta, - con piacere approfitterò ancora della vostra cortesia e vi attenderò. – Osservò l’uomo che lesto si volgeva per raggiunger la dimora mentre ancora le mani erano incatenate tra loro dietro la schiena, e i capelli venivano sollevati dal vento che egli stesso generava con il suo passo.
Solo per alcuni istanti Amina restò sola in quel giardino colmo di particolari essenze, che ora, grazie al calore del sole, pregnavano l’aria. Volse il suo sguardo a destra e a manca, per scrutar tra le aiuole, e quando i suoi occhi si volsero in direzione della casa, come per incanto, la figura dell’uomo le stava innanzi. Un sorriso stampigliato sul suo volto, mentre le mani si sollevavano leggere a indicar assieme la direzione da prendere.
- Prego milady, da questa parte! – Disse avviandosi lentamente a sua volta. I due presero a camminar fianco a fianco, dapprima in silenzio. Per un attimo la donna rivolse un furtivo sguardo all’uomo che le camminava al fianco, i capelli ora erano stati legati con un cordoncino di stoffa scuro, ma ugualmente alcune ciocche ribelli, sfuggivano al controllo andando a carezzar il volto ad ogni suo passo.
L’espressione palesata dal suo volto non tradiva alcun particolare stato d’animo, era pressoché indecifrabile. La donna arrossì lievemente, quando si rese conto che lui, pur non volgendo il capo, scrutò di sottecchi. Come se avesse percepito di esser osservato. A quel punto egli stesso interruppe il silenzio, che pareva pesare più delle parole in quel momento.
- Avete dove andare in città milady? Sì, …- Chiese lui e soggiunse a concludere, - …Vi recate a far visita a dei vostri parenti? –
- No, milord, non conosco nessuno in città, è la prima volta che vi metto piede, ancora non so come farò, so solo che qui devo … - interruppe così la frase, come se si fosse resa conto di aver detto troppo, indi ancora lui prese la parola, fingendo, forse, di non aver percepito la reticenza della donna.
- Se avete bisogno di un alloggio, posso accompagnarvi io stesso presso la taverna, non è di molte pretese, ma i pasti sono sostanziosi e ben cucinati, e vi regna la pulizia. Con poco potrete avere un piccolo spazio a vostra disposizione. –
Egli camminava accanto alla donna, con le mani che si trattenevano l’un l’altra dietro la schiena, il manto che ad ogni suo passo si apriva nella parte più bassa, a mostrare la lunga tunica di cotone azzurro che scendeva sino ai piedi, vestiti di sandali di cuoio.
- Siete molto gentile, vi ringrazio milord. – Fece lei in risposta, mentre la vegetazione in quel punto del sentiero prendeva a diradarsi, e pareva aprirsi ulteriormente. Dal punto in cui si trovavano la donna, potè scorger i merli delle torri che, svettavano oltre le spesse mura di pietra scura. Si ergevano ormai ad un’esigua distanza, rispetto al tragitto percorso. Si fermò per qualche istante ad ammirar la veduta. Quando lui se ne rese conto, era a qualche passo di distanza da Amina, si fermò a sua volta, e dapprima seguì la direzione del suo sguardo, per poi volgersi ancora verso lei e dire,
- E’ un bello spettacolo, non è vero? Tuttavia, rammentate quanto vi dico, …spesso, le cose ci appaiono diverse da come son realmente, ... ciò che ammiriamo sfolgora ammiccante, si insinua in noi sostituendosi alla nostra stessa volontà, e quando ce ne rendiamo conto, è troppo tardi, esso ci sta divorando! - Ovviamente lei non poteva sapere a cosa egli alludeva, ma sarebbe stata accorta. Non sarebbe stato difficile d’altronde: era diffidente per natura, assai poco avvezza alle nuove compagnie, e lei stessa si era sorpresa di aver trovato facile favella con quello sconosciuto.
Si volse quindi verso l’uomo, e con pochi passi coprì la distanza che li aveva separati.
- Mi trovo ancora una volta a dovervi ringraziare milord, la Dea vi ha forse mandato in mio aiuto? – fece con un lieve sorriso sulle labbra. Lui inscenò una sorta di inchino, ponendo avanti un piede e sferzando l’aria con il braccio destro che da prima si sollevò per poi porsi all’altezza del ventre mentre si chinava con il busto in avanti. Sollevando appena il volto poi disse assumendo un’espressione assai solenne,
- Si milady, la Dea mi è apparsa in sogno e mi ha rivelato che quest’oggi una splendida fanciulla avrebbe bussato alla mia porta, e io, avrei dovuto farle da guida, elargendo ad ella i miei preziosi consigli! –
- Allora, milord avete sbagliato persona, …io non ho bussato alla vostra porta se ben rammentate, inoltre, non penso di essere la splendida fanciulla che vi è stata prospettata, ..forse sarebbe il caso che ritorniate sui vostri passi, ..magari proprio ora …la splendida fanciulla bussa alla vostra porta , ma se voi siete qui ...chi le aprirà? –
Il tono della giovane, volutamente canzonatorio, e sul volto un sincero sorriso a indicar lo scherzoso tono, tuttavia, quasi subito il sorriso si spense.
Il volto dell’uomo, infatti assunse in quell’istante una seria espressione, si pose nuovamente in ritta postura e disse fissando un punto oltre la giovane, verso il sentiero dal quale erano giunti,
- Voi mi consigliate i tornar indietro milady? Allora devo andare, mi scuserete spero se non vi accompagno oltre, ma se qualcuno bussa alla mi porta io devo essere presente per dar degna accoglienza! – La giovane si preoccupò, per il repentino cambiamento di umore dell’uomo, ignorando di esser finita a sua volta, nel vortice burlone, caratteristica dell’individuo che avea al suo cospetto. Indi, allargò le braccia con fare imbarazzato mentre lui, d’un tratto scoppiò in una risata. La donna, scosse lievemente il capo, e sollevando l’indice a fendere l’aria con dei piccoli movimenti disse,
- Voi vi prendete gioco di me …. -
- No milady, ...di tutti, vi assicuro! – indi le porse la mano come per accogliere il suo prossimo avanzare e, prima di volgersi disse,
- Andiamo ora, non bisogna sostare mai troppo a lungo oltre le mura della città, si potrebbe dare nell’occhio. –
Il tono seriamente circospetto stavolta, non fu seguito da alcuna ilare espressione. Amina, si limitò ad avanzare al suo fianco e a raggiunger le mura della città. La pesante porta era spalancata, e due guardie armate di alabarda ostruivano il passaggio. Un cenno di saluto verso l’uomo che, evidentemente era noto. Il loro sguardo indugiò per qualche istante sulla donna. I loro occhi poi, si posarono ancora sull’uomo, a quel punto fecero a entrambi segno di varcar la soglia, traendo verso loro stessi l’alabarda sì, che i due, potessero passare.
Varcata la porta della città la donna proseguì il suo avanzare affianco all’uomo. Lei si guardava intorno con curiosa espressione e quasi che egli avesse letto nella sua mente rispose alla domanda non posta.
- E' l'ora del pasto di mezza giornata milady, ma vedrete che dopo l'ora del pasto, le strade si riempiranno ancora, come invase da silenziose fomiche!- Fece con le mani il gesto che indicava il camminare, muovendo l'indice e il medio sul palmo dell'altra mano. Lei sorrise appena, ma tacque, non disse nulla.
Si trovarono a percorrere uno stretto vicolo, che al suo culminar si aprì in una grande piazza dove, al centro svettava una fontana di marmo bianco entro il quale gorgheggiava della fresca e pura acqua.
Nessuno dei due proferì verbo sino a quando trovandosi al cospetto della fonte la donna, si accostò ad essa e allungando le sue mani le tuffò nell’acqua,
- E’ gelida! – Disse, mentre un lieve sorriso compariva sul suo volto che si rivolgeva all’uomo, che invece, pareva distratto e a tratti assente. In quell’istante, infatti egli dovette voltarsi all’improvviso, quando udì le parole a egli rivolte dalla donna.
- Già milady, l’acqua sgorga di continuo, non stagna, e giunge da quell’alto monte. – Indicò quindi sollevando la sua mano, un monte che appena s’intravedeva oltre le mura, molto distante dal luogo ove loro si trovavano.
- Comprendo, …va tutto bene milord? – Chiese quindi levando le mani dall’acqua e sgrondandole a lei innanzi, cercando peraltro, di non bagnar il messere che stava a poca distanza.
- Sì, sì,… milady, va tutto bene .- Fece in risposta l’uomo, tuttavia il tono non pareva assai convincente. La donna proseguì nel suo dire,
- Credo sia il caso che io mi rechi a cercar dimora ora, non vorrei approfittare della vostra gentilezza, …voi avrete i vostri impegni, …spero di potervi rivedere presto, - si volse a destra e a manca e chiese ancora all’uomo, - ..un’ultima cosa milord, …mi potreste indicare la direzione da prendere per recarmi alla taverna? – volse ancora una volta il suo sguardo all’uomo, e indugiò su egli, attendendo una risposta.
- …se volete, milady, …vi accompagnerò io stesso, …il mio cammino mi condurrebbe inevitabilmente nella stessa direzione. …- Indi prese ad avanzare di qualche passo, prima di dire ancora, - …andiamo, seguitemi, inforcheremo quel vicolo, che si apre poco distante da noi. – Indicò la direzione e assieme si apprestarono a raggiungerla.
- Vi ringrazio ancora milord, .. non so che avrei fatto senza in vostro aiuto! – Lui si arrestò quasi e voltandosi disse, mentre i suoi scuri occhi scrutavano il volto della donna,
- Avreste fatto esattamente ciò che avreste ritenuto opportuno, le guardie vi avrebbero dato libero accesso comunque! – Scrollò le spalle mentre le mani andavano a ricongiungersi dietro alla sua schiena. - …anche se sono soldati, sono facilmente influenzabili dal fascino di una bella donna – Ammiccò, e poi tornò serio solo per un istante, e disse abbassando il tono di voce, quasi a sussurrare, - …non fidatevi di nessuno se non di voi stessa milady! Diffidate di tutto e di tutti, …anche di me, qualora io apparissi diverso da come mi avete visto oggi! –
Lo guardò assai interdetta, tuttavia alcuna parola fu pronunciata dalla donna che invece si fece più cupa in volto. Percorso quasi tutto il vicolo un’insegna comparve poco avanti a loro, a indicar luogo di ristoro e offerta di alloggio.
- Ecco la Taverna del Dardo Infuocato! La più bella taverna della città di Nirlin! –
Fece l’uomo, arrestando il suo passo e inscenando un lieve inchino, soggiungendo alle parole già dette,
- ... eccovi giunta a destinazione milady, ora le nostre strade si dividono, ma vedrete che tra non molto, ci rivedremo…- si sollevò in erta postura, e quasi furtivamente si diresse verso la fine del vicolo, per svoltar subito dopo e scomparir dalla vista della donna che invece, prese a dirigersi verso la porta di legno che stava a lei accanto e dalla quale proveniva un vociare allegro e incessante. Pochi passi e la donna si trovò ad aprire la porta. Per un istante gli avventori si volsero verso l’uscio e tacquero all’unisono, poi alcuni istanti dopo tutti ripresero a fare ciò che per un istante avevano interrotto.



°°°Shadow°°°
Custode del Sapere
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