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{Compendi storici}

Ultimo Aggiornamento: 17/01/2011 12:45
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22/12/2010 12:18

I ROMANI



{Note Off}

Autore: inventato
Revisionato e corretto il: 23.02.09 da Nataniel
Presentato in On come: libercolo di media grandezza

{Note On, scritte sulla seconda di copertina}
Traduzione dal Latino.
Le informazioni trascritte sono state prese direttamente dall'originale e riproposte come nello scritto primario.
N.E. de Clairefont, anno Domini xxxx



I Romani, una visione d'insieme
di Faberius Natantes

L'Italia preromana

Con il nome Italia, inizialmente veniva indicata solo la Calabria; nel III sec. a.C. l'Italia coincideva con la parte a sud dei fiumi Magra e Rubicone; nel 49 a.C., divenuta romana anche la Gallia Cisalpina, fu considerata Italia anche il Nord, mentre Sicilia e Sardegna di Diocleziano. La preistoria si protrasse in Italia più a lungo che nelle zone orientali. I primi documenti di civiltà risalgono al II millennio a. C.
La vera e propria età storica vi ebbe inizio soltanto nell'VIII sec. a.C., ai tempi della colonizzazione greca in Italia meridionale e della fioritura della civiltà etrusca.
Le colonie greche, intorno al VI sec. a.C., scatenarono feroci lotte per l'egemonia e furono poi oggetto delle mire egemoniche dell'Atene di Pericle. La civiltà etrusca fu indipendente per quattro secoli e sviluppò una cultura di elevato livello, anche rielaborando gli apporti della Grecia e dell'Oriente. La loro espansione li portò a scontrarsi con i Greci e con i Romani a sud e con i Galli a nord. Con progressive annessioni di città, l'Etruria venne incorporata nei possedimenti romani.

Dai primordi all'VIII sec. a.C.

Con il nome Italici i romani indicarono le popolazioni non latine assoggettate nella penisola con una serie di guerre che caratterizzarono la fase più antica della loro storia. Durante le guerre puniche gli Italici si federarono con Roma e, dopo la vittoria, parte di essi ebbe riconosciuta la cittadinanza. Nell'VIII sec. a.C. le principali popolazioni in Italia erano così stanziate: Liguri e Veneti a nord; Umbro-Sabelli e Latini al centro; Iapigi, Lucani e Bruzi a sud; Siculi e Sicani in Sicilia; Sardani e Liguri in Sardegna. In questo periodo, mentre l'Italia meridionale veniva colonizzata dai Greci, si sviluppava al centro-nord la civiltà etrusca.

Le colonie della Magna Grecia

I Greci frequentarono i porti italiani già in età antica.. Alla prima metà del sec. VIII a.C. risale l'insediamento calcidese sull'isola di Ischia che aprì la prima fase della colonizzazione greca d'Italia.
I Calcidesi fondarono poi Cuma, Napoli, Reggio, Catania e Zancle; i Corinti fondarono Selinunte e Siracusa, i Rodiensi Gela e Agrigento; gli Achei dell'Acaia Sibari, Metaponto e Crotone, mentre Taranto fu l'unica colonia fondata da immigrati spartani.
A partire dal sec. VI a.C. si scatenarono tra le città feroci lotte per l'egemonia. Le tre città achee distrussero verso l'inizio del secolo Siri, mentre fallì il tentativo di Crotone di sottometterne l'alleata Locri. Attorno al 510 a.C. ci fu uno scontro tra Sibari e Crotone; Sibari fu rasa al suolo. Negli anni centrali del sec. V a.C., su iniziativa degli Ateniesi, venne fondata sul sito dell'antica Sibari la colonia di Turi, osteggiata dai Tarantini.
Negli ultimi anni del V secolo Crotone, Turi (in quanto erede di Sibari), Caulonia e Metaponto si unirono nella Lega italiota per difendersi dagli attacchi dei Lucani e del tiranno di Siracusa Dionigi I; alla Lega aderì in seguito anche Reggio, mentre Locri e Taranto furono dalla parte del tiranno. Dionigi, nel 389 a.C., sconfisse l'esercito della Lega espugnò e distrusse Reggio, ridusse la Lega sotto il controllo di Taranto che, col procedere del sec. IV, dovette più volte far ricorso a condottieri greci per difendersi dalle popolazioni sabelliche e iapigie.
Dopo la parentesi del dominio tirannico di Agatocle, nei primi anni del sec. III, Taranto chiese l'intervento del re d'Epiro Pirro contro i Romani, a loro volta intervenuti in aiuto di Turi contro i Lucani; risultato del conflitto (280-275 a.C.) fu la sottomissione della regione a Roma. In età arcaica la Magna Grecia costituì una delle aree culturalmente più vivaci del mondo greco: nel tardo VI secolo la conquista persiana dell'Asia Minore produsse un movimento migratorio verso Occidente che vi trapiantò un gran numero di filosofi, intellettuali e artisti (tra i quali Pitagora e Senofane di Colofone), il fenomeno contribuì al sorgere di scuole filosofiche (a Elea, con Parmenide e Zenone) e mediche (a Crotone) di primissimo piano.
La Magna Grecia svolse così un ruolo cruciale nella trasmissione della cultura greca a Roma.

Gli Etruschi

La civiltà etrusca fu il frutto dell'innesto di elementi stranieri (attorno ai quali non si hanno notizie certe) sulla preesistente cultura villanoviana, nell'area compresa tra l'Arno e il Tevere. Essenzialmente urbana, si organizzò in città-stato (Volterra, Fiesole, Arezzo, Cortona Perugia, Chiusi, Todi, Orvieto, Veio, Tarquinia) che, a scopi religiosi ed economici, diedero vita a una Lega formata da dodici città (dodecapoli).
Ogni città era retta da re (detti lucumoni) e magistrati eletti tra i membri della casta aristocratica. Una prima fase espansiva (sec. VIII-VI a.C.) portò gli Etruschi a contendere a Greci e Cartaginesi il controllo delle rotte tirreniche e adriatiche e a estendere il proprio dominio dalla pianura padana alla Campania, fondando centri come Bologna, Mantova, Piacenza, Pesaro, Rimini, Ravenna, arrivando fino a Roma, che la tradizione vuole governata da re etruschi dal 616 al 509 a.C.
L'autonomia di Roma e quindi la crescita della sua potenza si intrecciarono con la decadenza etrusca, acceleratasi dopo la sconfitta patita a Cuma nel 474 a.C. a opera dei Greci di Siracusa. La Campania fu persa di lì a poco per opera dei Sanniti e contemporaneamente i Galli dilagarono nella pianura padana. A partire dalla distruzione di Veio (395 a.C.), entro il sec. III a.C. Roma si impossessò di tutta l'Etruria.
La scarsità di notizie precise attorno agli Etruschi deriva dal fatto che non hanno lasciato una letteratura, la loro lingua risulta oggigiorno a noi intraducibile. A speciali sacerdoti (gli aruspici, la fama dei quali rimase viva anche in età romana) era affidato il compito di prevedere il futuro e capire la volontà degli dei scrutando le viscere degli animali sacrificati e analizzandone il fegato.
La centralità del culto dei morti presso gli Etruschi è attestata dalle numerose necropoli e tombe isolate disseminate in Toscana e nel Lazio: convinti che il defunto conservasse l'individualità congiunta alle proprie spoglie mortali, concepirono il sepolcro come un'abitazione sotterranea, arredata con letti, tavoli, utensili e affrescata da vivaci pitture.
La società era formata da nobili, discendenti dei primi dominatori, e servi, discendenti delle popolazioni preesistenti all'occupazione etrusca. Vi erano schiavi adibiti ai lavori più pesanti, ma anche schiavi semiliberi che, per i loro meriti, potevano condurre vita migliore e anche elevarsi socialmente.

Le origini di Roma: L'età dei re

Sulla nascita di Roma sono più ricche di contenuto le leggende che non le conoscenze reali. Lo storico Tito Livio racconta dello sbarco dell'eroe omerico Enea, scampato alla Guerra di Troia, con il figlio Iulo e alcuni compagni.
Enea fondò la città di Albalonga che, per otto secoli fu governata dai suoi discendenti. I gemelli Romolo e Remo, figli di Rea Silvia, la figlia del re Numitore, e del dio Marte, scamparono alla persecuzione del perfido Amulio, fratello di Numitore, che aveva usurpato il trono. Allevati da una lupa e poi dal pastore Faustolo, diventati adulti, uccisero Amulio e restituirono il trono al nonno. I fratelli decisero di fondare una nuova città ma, mentre Romolo ne tracciava i confini, Remo in segno di sfida saltò il solco e Romolo lo uccise. Era il 21 apr. 753 a.C., la data da cui si fa iniziare la storia di Roma. Per popolare la città, la leggenda narra che Romolo, invitati i Sabini a una manifestazione di giochi, rapì le loro donne. Il conflitto venne evitato in nome di una convivenza pacifica.
Secondo le conoscenze storiche, invece, l'agglomerazione degli antichi insediamenti sparsi sui colli, specialmente attorno al Palatino (secoli IX e VIII a. C.), approdò alla formazione di un impianto urbano nel sec. VII a.C. La monarchia fu la forma di governo in auge fino al 509 a.C. La cacciata dell'ultimo re, l'intervento successivo di Cumani e Latini, assieme alla maturazione in ambienti aristocratici romani di un'avversione verso l'istituto monarchico, portò alla sua abolizione e alla nascita del regime repubblicano.
Tra l'VIII e il I sec. a.C., per motivi di difesa dall'invasione etrusca, il villaggio del Palatino, ingranditosi e sviluppatosi in età dall'invasione precedente, si fuse con quelli vicini, Aventino, Esquilino, Celio, Viminale, Quirinale, Capitolino.
Da questo processo di fusione (di cui rimane il ricordo della festa religiosa del Septimontium, a sottolineare anche il carattere religioso dell'unione), unito all'arrivo di popolazioni sabine, si formò la città di Roma. Secondo la tradizione, a Roma regnarono 7 re, fino al 509; probabilmente furono di più e quelli ricordati sono solo i più importanti. I primi quattro avevano origine latino-sabina, gli ultimi tre etrusca. Morto Romolo durante un temporale (i Romani credettero in una sua ascesa al cielo e lo adorarono col nome di Quirino).
A Numa Pompilio vengono attribuite l'introduzione delle prime istituzioni religiose, la riforma del calendario con l'anno di 12 mesi e 365 giorni e l'occupazione della fortezza etrusca del Gianicolo.
A Tullo Ostilio sono legate le prime azioni militari, la conquista di Albalonga, la vittoria dei tre fratelli romani, gli Orazi, contro i tre fratelli albani, i Curiazi e l'espansione a danno delle popolazioni confinanti.
Anco Marcio conquistò Ostia e Roma ottenne l'accesso sul mare stabilendo contatti con Etruschi, Cartaginesi e Greci.
Tarquinio Prisco fu il primo re di origine etrusca. Fece costruire il Circo Massimo, il tempio di Giove Capitolino, la Cloaca Maxima. In campo amministrativo aumentò il numero dei senatori (da 100 a 200) permettendo l'accesso alla carica anche per meriti personali e non più solo per nobiltà di nascita.
Servio Tullio, (secondo re etrusco) espanse ulteriormente il dominio verso sud; emanò una nuova costituzione basata sul censo (i comizi centuriati) e portò a 300 il numero dei senatori.
Tarquinio il superbo (terzo re etrusco e ultimo re di Roma) fu un re dispotico e crudele, sospese le costituzioni e governò arbitrariamente con ogni tipo di sopruso.
Secondo una tradizione, Tarquinio fu cacciato dai Romani e chiese aiuto al lucumone di Chiusi, Porsenna, che venne però sconfitto dagli eroi Orazio Coclite e Muzio Scevola. Secondo il racconto di Tacito invece fu lo stesso Porsenna invece a cacciare l'ultimo re. Da allora cominciò a prendere corpo l'ordinamento repubblicano.
Dei sette re di Roma, quelli su cui comunque ci sono notizie più attendibili sono gli ultimi tre, perchè è certo che la potenza etrusca influenzò anche Roma; per gli altri purtroppo spesso la fantasia si sovrappone alla realtà.

L'ordinamento politico

Tre erano le principali istituzioni di governo nell'antica Roma: il re, il senato e comizi curiati. La carica di re non era ereditaria; il sovrano aveva anche il potere religioso (era sommo sacerdote) militare (era comandante dell'esercito) e giudiziario (era giudice supremo del popolo).
Se il re pronunciava delle condanne a morte, però, il cittadino poteva fare appello all'assemblea de popolo (provocatio ad populum) e rimettersi al suo giudizio le funzioni di governo, compresi i poteri legislativo e giudiziario, erano svolte con l'assistenza di due assemblee: il senato e i comizi curiati. Il senato era composto da membri dell'aristocrazia scelti dal re e consultati per decisioni sia di politica estera che di politica interna; il senato doveva anche approvare o respingere le proposte di legge del sovrano e le deliberazioni dei comizi curiati.
Alla morte del re dieci senatori sceglievano un nuovo candidato e lo proponevano ai comizi curiati. Questi ultimi erano formati da cittadini facenti parte delle 30 curie (ripartizioni della popolazione); ogni curia era formata da 10 genti (o gentes, gruppi gentilizi) doveva fornire all'esercito 100 fanti (una centuria) e 10 cavalieri oltre a un senatore per ogni gens (i senatori erano così 300, secondo la riforma di Servio Tullio). Le curie potevano riunirsi in assemblea, dichiarare la guerra, nominare il re, approvarne le proposte di legge e ratificare le condanne a morte. La sede delle riunioni era il Foro.

Le classi sociali

Due erano le grandi classi sociali: i patrizi, aristocratici proprietari terrieri, e i plebei, contadini, commercianti e artigiani, utilizzati anche dall'esercito. I patrizi avevano l'accesso alle cariche pubbliche, mentre i plebei ne erano esclusi.
Con il miglioramento delle condizioni economiche, anche alcuni plebei divennero benestanti e iniziarono una serie di lotte per ottenere la parità di diritti. Al servizio dei patrizi vi erano i clienti che ricevevano dai loro padroni terreni da lavorare, bestiame e protezione in cambio del servizio militare e di un aiuto nella vita pubblica.
Gli schiavi, prigionieri di guerra o plebei insolventi ai debiti, erano completamente nelle mani dei loro padroni, che potevano decidere della loro vita o anche donare loro la libertà; gli schiavi liberati erano detti liberti.

La religione

I culti delle diverse divinità erano affidati a dei collegi sacerdotali, il più importante dei quali era quello dei Pontefici, retto dal Pontefice massimo. Questi, che in età monarchica e imperiale coincideva con il re e con l'imperatore, presiedeva le cerimonie, stabiliva le feste e annotava i fatti storici (Annales).
Vi erano poi il collegio dei Salii (che presiedeva il culto di Marte), quello delle Vestali (officiava il culto di Vesta, simbolo dell'eternità romana), quello degli Auguri (che dall'osservazione del volo e del canto degli uccelli e delle viscere degli animali sacri, i polli, traeva consigli sulle vie da seguire in caso di decisioni importanti) e quello dei Feziali (depositari del diritto riguardante guerre e alleanze).
Tra gli dei, i tre più importanti erano luppiter (Giove), Marte e Quirino. Rilevante era anche l'importanza attribuita alle divinità familiari i Lari, gli spiriti degli antenati, e i Penati, protettori della dispensa.

La Repubblica romana

Cacciato l'ultimo re, Tarquinio il Superbo, la monarchia venne sostituita da un governo repubblicano a carattere aristocratico. In quel periodo, per alcuni anni, Roma dovette combattere contro Porsenna e contro le popolazioni latine preoccupate della sua ascesa.
All'interno, il nuovo ordinamento provocò dei contrasti tra le due principali classi sociali, i patrizi e i plebei. Infatti, nonostante i vari poteri, legislativo, esecutivo, giudiziario e militare, fossero affidati a magistrature diverse, erano comunque nelle mani di pochi cittadini patrizi, mentre tutti i plebei ne erano esclusi. Le lotte tra patrizi e plebei si susseguirono per parecchi anni, fino a quando i plebei ottennero alcune concessioni: l'accesso al consolato, il tribunato, l'emanazione di leggi scritte, la cancellazione del divieto di matrimoni misti.
Nel frattempo, l'esercito romano, dopo aver combattuto l'invasione dei Galli a nord, si preparò a nuove conquiste nell'Italia meridionale, sconfiggendo i Sanniti, occupando Taranto e la Magna Grecia.
[Modificato da shadow.20 17/01/2011 12:42]



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Nota: Grazie a Kubren per la concessione di questo scritto.




Storia degli spettri di Avalon



"Alla soglia della gloria trova la morte che gli porge le mani e gli sussurra....
-Torna a casa, ora. -
-Non ancora- risponde lui."

J. O'Barr


Esiste un piano, oscuro e terrificante, dove le normali leggi fisiche sono solo inutili storie per bambini, dove la notte vi regna imperitura, dove l'aria è pregna dell'orrore di questo posto e la terra stessa e bagnata dal sangue di innumerevoli vittime.... un luogo senza tempo ne forma reale, conosciuto come il Semipiano delle Ombre. Qui vi soggiornano le creature bandite dal piano materiale per i loro atti di estrema malvagità, privi di reale sostanza, anime brancolanti nel niente, contorte sulle loro stesse colpe commesse da vivi ed ora qui dimenticate a vagare per l'eternità.
I confini di questo luogo estremo sono perennemente avvolti dalle nebbie più oscure, che questi esseri stessi utilizzano per spostarsi da un luogo ad un altro.
Tra queste creature, ombre viventi nella non-morte, attraversarono il confine etereo, per raggiungere un luogo ancestrale, la cui leggenda era giunta proprio attraverso le nebbie stesse....
Spinti principalmente dalla possibilità di muoversi attraverso le nebbie che avvolgevano anche questo nuovo luogo, conosciuto come l'Isola di Avalon, seguendo le creature della notte che come loro erano condannati alla non-morte: i vampiri, giunsero sotto altre sembianze, chiamati wraith, come ombre senza forma ne corpo, instabili nella loro non-vita, costantemente rifugiati tra l'oscurità senza poter avere una vera casta e un proprio retaggio.
Finalmente liberi, seguendo i vampiri approdarono sull'Isola incantata, e fu subito chiara la loro possibilità di essere liberi dal semipiano. Esigui nel numero e nella possibilità assolutamente negata di organizzarsi in clan per poter prosperare e prolungare la loro permanenza nel magico luogo, affrontarono anche la decadenza della razza stessa, provocata da individui di basso rango che ne deturparono l'orgoglio con azioni di innaturale e insignificante malvagità priva di reale fondamento.
L'isola iniziò ad essere in vivibile per chi nelle ombre stava trascorrendo la propria esistenza.
Ridotti nel numero e privi ancora di una stabilità organizzativa, strinsero un patto di fedeltà reciproca con i loro fratelli oscuri, i vampiri, dovuta principalmente dalla reclusione che fu loro imposta all’interno di una oscura foresta e che gli avrebbe visti scannarsi inutilmente tra loro.
Ma anche questo ben poco servì a rierigere il rango ormai perso fino alla drastica decisione che i reggenti dell'Isola presero.

Gli wraith, spettri senza forma, furono banditi per sempre da quelle terre.

Ai pochi che fu dato restare, si videro imprigionare i loro spettri all'interno di corpi fatti di carne, come prigionieri all'interno di troppo scomode celle. Questo gli tolse lo status di spettro e gli fece tornare quali uomini vivi. Tale stato portò gli ultimi rimasti ad andarsene per sempre, disonorati da tale imposizione, altri ancora scelsero nuovamente la via delle tenebre donatagli loro dal morso dei canini dei vampiri per tornare nella non-morte.... tutto ciò fece sparire quel poco che degli wraith era rimasto.
Ma solo uno non scelse ne la via dell'esilio ne la via del vampirismo, restando, sebbene imprigionato in un corpo recalcitrante e ingiustamente imposto, come monito di quello che fu: uno spettro.
Agendo come tale, cercava rifugio tra le ombre dei luoghi a lui familiari, mentre un manto che si faceva ogni giorno più decadente lo copriva e brandelli di una ostentata armatura avvolgevano le membra con il loro freddo acciaio. Non arresosi alla luce, attendeva il giorno in cui la sua antica casta sarebbe tornata a levarsi dalle tenebre, come ultimo rappresentante di un retaggio ormai scomparso, attendeva il giorno in cui la notte lo avrebbe avvolto ancora.
E così fu.

La trasposizione da spettro ad umano aveva lasciato un segno indelebile ed eterno, il tocco delle ombre aveva avvolto la carne ed i tessuti, deteriorandoli col passare dei mesi, mentre le sue vestigia divenivano sempre più la sua vera forma. La carne stessa si assottigliava divenendo grigia, mentre tutto il corpo si faceva etereo e impalpabile. Anche i sensi mutavano, mentre gli occhi ora potevano vedere solo il piano delle ombre stesse. Gli fu dato un corpo che lentamente ed irrimediabilmente si faceva etereo, proclamando ancora una volta il potere delle tenebre.
La Morte stessa volle dar premio all'ultimo degli spettri.
Il suo corpo svanì nel nulla, trasportato sul piano delle ombre, visibile e celato allo sguardo dei mortali da pesanti drappi e l'armatura cadente, che divennero la sua forma reale, forte dell'elemento chiamato Nulla, trasformandolo per sempre in un Cavaliere spettrale.
La razza degli wraith sparì per sempre.... E sorsero in loro sostituzione questa nuova razza, più forte e oscura, fatta di sostanza reale, ma con il corpo, segno eterno del loro antico esilio, trasportato per sempre nel limbo delle ombre loro reale dimora. Non vivi, trascorrono la loro esistenza nel limitare dei due piani, quello reale e quello spirituale, senza esserne partecipi completamente in entrambi, erranti, ora spettri completi. Non più spaventati ma solo in parte penalizzati dal lucente sole, grazie proprio al "dono" che fu loro imposto.
Ora ciò che rimane della loro stirpe è incarnato nel Cavaliere Spettrale, unico rappresentante di quello che furono gli wraith, Signore delle Ombre, esistenza innaturale e oscura di un retaggio ormai scomparso, tornato dalle ombre per le ombre, per non commettere nuovamente gli stessi errori, che videro un simile onore dato in mani non capaci di trattenere tale potere senza esserne travolti.

Non vi sarà esilio questa volta...



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