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[BARRINGTON] - La Fortezza Ancestrale

Ultimo Aggiornamento: 01/12/2007 23:52
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Sesso: Maschile
01/12/2007 23:52

TORRE DEL PELLEGRINO:
a cura di Habere Artem e DarkMathar, dalla revisione del lavoro di Stone Tree:


La Torre del Pellegrino di trova all'interno della doppia fila di mura della cittadina di Barrington, l’ingresso è situato nel cortile dove si trovano la biblioteca e il sanitarium. Essa si erge imponente tra le costruzioni attorno ed e' esteriormente composta di grossi blocchi di pietra calcarea su cui si aprono piccole feritoie fino al limitare della stessa, e finestre in nuda pietra in corrispondenza della sala comune. Piccole aperture vi sono anche in corrispondenza delle celle private al primo piano, ma di dimensioni molto ridotte rispetto ad una finestra.

Avvicinandosi dopo aver percorso pochi scalini si scorge il sontuoso portone di notevoli dimensioni (3m in altezza x 2) fatto di legno massiccio levigato e intagliato finemente, dello spessore di circa 15 cm, al centro del quale vi e' la sagoma in rilievo di una stella a cinque punte [pentacolo] ed al suo centro risiede l'effige di un occhio fiammeggiante, antico simbolo della congrega dei Maghi Ancestrali che ivi risiedono. Il portone, solitamente accostato, raramente viene chiuso dall'interno utilizzando i robusti blocchi di metallo brunito, e spesso solo in casi eccezionali, su ordine del Supremo o degli Arcimaghi.

Entrando subito si viene pervasi dal freddo ambiente della torre illuminata fiocamente tramite torce perennemente accese fissate ai lati di un corridoio,che porta alla rampa di scale breve e buia, seguita da un secondo corridoio illuminato da fiaccole che porta ad un grande salone (dimensione 15x15 m), la sala comune della torre, illuminata da fiaccole tutt’intorno; sul lato destro e sinistro tra le torce si possono scorgere sei busti marmorei appoggiati su colonne d'avorio finemente intarsiate, tali busti rappresentano i sei Maghi Supremi che si sono succeduti alla guida della congrega, il primo sulla sinistra padre fondatore della congrega è il Morpheo, subito dopo si trova il busto rappresentante Merlin, seguito dal busto raffigurante Omega, mentre sul lato opposto si trovano i busti di Asher, StoneTree e Lucius, ai lati di ognuno dei busti sono appese antiche armature cavalleresche in posa di guardia, con le mani incrociate sul ventre poggiate sull’elsa di uno spadone che porta la punta rivolta verso il basso.

Nel grande salone si possono scorgere cinque grandi colonne rotonde che risaltano il fine mosaico del pavimento che rappresenta un pentacolo. Nella parete opposta al corridoio d’ingresso vi e' ricavato un grande camino di pietra grigia che solitamente resta sempre acceso a riscaldare il freddo ambiente, davanti a questo piccole poltroncine rivestite di velluto rosso sono poste a semicerchio. Sulla stessa parete del camino si aprono due porte, una per lato,ognuna porta ad un piccolo corridoio: quella di destra conduce alla sala del consiglio, mentre quella sul lato sinistro conduce ad un vicolo cieco, terminante in una piccola nicchia. Davanti a questa nicchia i fruitori possono disegnare con le dita una runa sulla fredda pietra calcarea, aprendo così il magico passaggio che custodisce l’ingresso alla biblioteca privata dei maghi (biblioteca arcana). Sulla parete di sinistra si aprono due ampie finestre che offrono la vista sul cortile interno alle mura, sulla parete di destra invece si apre un arco in pietra varcato iniziano i marmorei gradini che portano al piano superiore, quello degli alloggi privati, ed un piccolo corridoio terminante in una nicchia composta da un solido blocco di pietra. Tale è l’accesso alle segrete, magico ingresso che si apre solo al pronunciarsi della parola del potere da parte di un fruitore.

La sala del consiglio è una stanza spoglia, di dimensioni modeste rispetto al salone (5 x 5 m) che presenta al centro una colonna su cui un tempo si dice fosse posta una sfera di divinazione, andata smarrita nel tempo. Alla destra di questa piccola colonna vi sono gli scranni su cui sono soliti sedere i membri dell’alto conclave, disposti a semicerchio, alla sinistra della colonna altri scranni disposti a semicerchio per far posto agli altri membri della gilda. Sulla parete posta alla destra della sala del consiglio si apre un corridoio accessibile a tutti di dimensioni modeste che porta ad un'altra sala, la sala delle cerimonie, ove sono presenti un altare di pietra scura poggiato sopra una pedana di legno e alcune sedie dietro di esso. Ivi e' presente una credenza di legno intagliata con simboli arcani che resta sempre chiusa a chiave. Fonte di luce in questa sala sono le fiamme di due alti bracieri posti ai lati dell'altare oltre alle fiaccole tutt’intorno. Tende di fine tessuto e colore tenue adornano le pareti, mosse appena dall’aria filtrante dalle feritoie. Le pareti, dalla parte interna, presentano un rivestimento di minuscoli cristalli grezzi di origine vulcanica, riflettendo in maniera spettacolare la tremola luce delle fiamme, dando l’impressione di essere avvolti da giochi di luce.

In biblioteca ampi scaffali poggiati alle pareti adornano la stanza fino al soffitto. Sono qui presenti manoscritti molto antichi suddivisi per discipline. Polvere e odore di libri vecchi ed ammuffiti regnano ivi sovrane. Al centro della stanza pochi scrittoi scarni con sopra dei candelabri, qualche
cassetto ai lati e una sedia davanti. Al centro della sala vi è un cerchio formato da poltroncine rivestite in velluto, di quattro colori differenti rappresentanti i quattro elementi. Azzurro per l’acqua, bianco per l’aria, rosso per il fuoco e marrone per la terra. Qui i maghi colloquiano e discorrono di questioni che non vogliono lasciar udire ad orecchio indiscreto. Ai quattro angoli vi sono delle teche per proteggere dall’usura del tempo i tomi più pregiati e preziosi, teche chiuse da magico sigillo che può essere aperto solo da un fruitore con una runa appropriata. In tali teche (di colore bianco e nero a due a due opposte, come a sotolinear l’alternarsi di luce ed ombra) sono custoditi i tomi riguardanti gli incanti dei maghi ancestrali.

Il primo piano accoglie un lungo corridoio spoglio e austero, illuminato da poche fiaccole, su cui si aprono anonime porte che ospitano le celle private dei fruitori, semplicemente arredate con un giaciglio, uno scranno, uno scrittoio, uno specchio, qualche mensola, un armadio e un catino. Oltrepassato il lungo corridoio le scale riprendono a salire, ruotando a chiocciola, per portarsi al secondo piano.

Al secondo piano vi sono lo studio e gli alloggi privati del Mago Supremo, la cui porte d’ingresso non sono visibili, godendo dello stesso antico meccanismo misterioso della biblioteca, sebbene chi dimora nella torre ne conosca l’esatta ubicazione. Agli occhi di chi giungesse profano si presenterebbe solo un lungo corridoio tra due pareti di semplice pietra, sorvegliate, nel punto in cui la scala a chiocciola riprende a salire verso il terzo piano, da due statue di candido marmo altre circa un metro l’una, raffiguranti morstuosi e minacciosi gargoyle. Lo studio del Supremo è bene arredato, arazzi e tappeti, sul pavimento e sulle pareti, un alto scranno ligneo, alcuni scaffali carichi di tomi e pergamene, un ampio tavolo di scuro legno di duro castagno e due sedie più modeste ma solide per eventuali ospiti. Le stanze degli appartamenti privati, sono anch’esse ricche d’arazzi e tappeti, un tavolo, alcuni preziosi mobili, uno scranno, una comoda poltrona, un letto a baldacchino e un camino, insomma tutto ciò che lo possa rendere confortevole. Solo alcune sottili ferritoie lasciano filtrare l’aria e la luce esterna, poichè non vi son finestre e sempre ardono tizzoni nei braceri e candele si consumano sui candelabri dalle molte braccia.

Il terzo piano, enigmatico nella sua planimetria oscura ai più, è composto da un corridoio che lo attraversa in tutta la sua lunghezza, con solo due larghi portoni al centro, l’uno di fronte all’altro. A destra si apre la sala degli archivi, arredata da semplici e lunghi scaffali in legno massiccio, con uno scaffale destinato ad ogni mago, per la custodia dei propri diari, e scaffali destinati all’archivio delle vendite degli oggetti, filtri e pozioni. Uno scaffale più grande degli altri domina il centro della sala, circondato da scrittoi muniti di candelabri solitamente spenti. È lo scaffale che accoglie i tomi narranti la storia della gilda, dell’isola delle mele e dei territori dell’estate.

Il portone a sinistra invece libera l’accesso al magazzino, stanzone in cui l’unica mobilia sono le teche che conservano le vesti per i nuovi maghi, le vestigia dei maghi passati, le pozioni prodotte e non vendute, i filtri in pronta vendita ecc. Sempre al terzo piano si dice si trovi anche la stanza delle gocce astrali, reminescenza degli albori della creazione della vita dai poteri non classificati, in mano ai maghi ancestrali fin dai remoti tempi antichi, il cui ingresso occultato dalla magia è noto solo alle più alte cariche della gilda, e la cui esistenza resta ignota ai più. Proseguendo dal terzo piano le scale, dopo molti gradini e alcune curve ci si trova a cielo aperto.

Il quarto e ultimo piano della torre infatti e' un grande terrazzo a cielo aperto delimitato da imponenti merlature dotate di tanto in tanto di piccole feritoie. Al centro del terrazzo e' presente una stanza di forma circolare: l'Osservatorio Astronomico. Un mosaico dai colori rovinati dalle intemperie, raffigurante le otto sfere celesti concentriche, riveste il pavimento. Esso è l’osservatorio dell’arcana torre, punto ove scrutar e studiar le divine stelle che illuminano la volta celeste. Un tavolo in ebano dall’ampia superficie e dall’altezza notevolmente ridotta (40cm) adorna il lato Est della sala, lasciando disadorna la restante superficie. Nel lato Ovest il mosaico viene interrotto da una lastra in marmo con incisa una rosa dei venti, alle cui punte sono posti dei tasselli raffiguranti le iniziali dei venti e dei segni cardinali cui fanno riferimento ( Nord/Tramontana; Nord-Est/Opeco; Est/Levante; Sud-Est/Scirocco; Sud/Austro; Sud-Ovest/Libeccio; Ovest/Ponente; Nord-Ovest/Maestro ). Premendo i tasselli in una sequenza segreta, la lastra si alzerà con un movimento meccanico, portando alla luce un ampio vano. All’interno dello scompartimento segreto vi sono conservate numerose pergamene e mappe astronomiche (racchiuse ognuna in un involucro di velluto), un astrolabio in rame, uno specchio di considerevoli dimensioni (1x1m), stuoie di incantucciato, numerosi compassi e strumenti per il disegno e la scrittura.
Al lato ovest del terrazzo, che affaccia sul bosco, uno specchio rotondo di un metro di diametro è montato tra due perni fissati ad una pedana girevole, a sua volta assicurata alle mura del bastione, in modo che esso possa esser ruotato secondo qualsiasi direzione e angolatura. Al centro della saletta circolare una stretta ed angusta scala a chiocciola arriva fino al soffitto dell'osservatorio dove e' posta una piccollisima costruzione a forma di torre della capacita' massima di due persone che si mormora possa essere fruita dai maghi come amplificatore di magie dove i maghi potrebbero liberare infinite ed arcane energie.

Da qualche parte nelle segrete si trova il prezioso Albero della vita che accompagna la storia dei Maghi Ancestrali di Avalon fin dalla sua ormai lontana nascita. La conformazione delle segrete è oscura nella sua interezza, di certo i maghi le stanno esplorando man mano, imbattendosi nella più svariata tipologie di creature, quasi sempre ostili. Trabocchetti lasciati lì dalle ere antiche ancora minacciano non solo gli sprovveduti ma persino i più accorti, essendo la loro natura sia della realtà materiale che di quella mistica. Per certo, i maghi hanno esplorato e liberato parte delle segrete, rivelando una fucina alchemica, una prigione, un laboratorio d’erbologia e la grande arena degli allenamenti. È stato trovato anche un passaggio sotterraneo che conduce al di fuori delle mura cittadine, poco distante dalla torre, sul versante del bosco. Tale passaggio può essere aperto solo dall’interno e costituisce solo una via di fuga dalla cittadina, ma non una via d’accesso.
La prigione è una cella chiusa da un vecchio cancello in ferro battuto delle dimensioni 2 x 2 m, angusta, sporca e da molto tempo inutilizzata, ma perfettamente funzionante. Il laboratorio d’erbologia è una sala più grande (5 x 5 m) che contiene diversi tavoli da lavoro con ampolle, una piccola fornace, alambicchi, mestoli in legno e oggetti dall’utilizzo oscuro ai più. Annessa ad essa vi è una serra, in cui particolari condizioni delle pareti rocciose, probabilmente grazie all’intervento dell’ars, riproducono un calore sufficiente alla crescita delle piante. Tra la stanza principale e la serra vi è un terzo piccolo stanzino [3x3m] nel quale è presente una teca per la conservazione gli ingredienti e vi sono riposti altri strumenti di lavoro.

Il Laboratorio d’Alchimia, o Fucina Alchemica, difficilmente raggiungibile per chi ignora ciò che solo l’esperto ricerca, protetto da mortali segreti trova la sua esatta collocazione nel tetro dedalo mitologico, scuro e malsano, che si estende sotto le fondamenta della Torre del Pellegrino, alto pinnacolo, posto a tramite tra cielo e terra, simbolo d’antica e arcana conoscenza , s’apre oltre una porta di spessa pietra perfettamente mimetizzata, a scomparsa nel muro, che si attiva tramite un complicato meccanismo. Una grande sala rettangolare dal cupo, insalubre, misterioso aspetto, dentro la quale ancora è possibile, nel tagliente gelo delle viscere della terra, udir l’echeggiare di antiche ricerche, inquietanti rumori, piccole grida e stridolii, che si amplificano nella mente dei pavidi, fino a divenire insopportabili.

Il lucido marmo color ebano della pavimentazione riflette in sé le decorazioni della volta che ne costituisce il soffitto, perfetta ,maniacale, riproduzione di una notte limpida e stellata, un’utile e sapiente mappa della volta celeste, più che un semplice ornamento, tanto perfetta che in passato sembra qualcuno abbia perfino giurato di aver visto il suo equilibrio solcato da stelle cadenti.
Ai quattro angoli della sala sorgono i basamenti di altrettante colonne di granito color sanguigno, ognuno dei quali porta incisa a caratteri d’oro una parola, Desensus, Ascensus, Sublimatio e Spiritus Mercurialis...a imperitura memoria delle misteriose fasi alchemiche dell’Opus Magna.
Sulla lunga parete di destra vi sono due alte statue di tetro marmo, oscene raffigurazioni di antiche e misteriose dee, nude, l’una con il corpo avvinghiato da serpi che stillano veleno, l’altra dai tratti degli abitanti di lontani paesi del sud, entrambe con lunghe braccia alzate a sostenere il soffitto, osservano e custodiscono severe e arcigne l’Athanor, il crogiuolo alchemico, il Forno Cosmico, ricavato nello spazio vuoto tra di esse.

Al disopra del forno, incorniciata tra le due statue, vi è una raffinata raffigurazione, un bassorilievo di un nero pentacolo, nel cui cuore campeggia l’occhio infiammato, imperituro simbolo della congrega dei potenti Maghi Ancestrali.

Alla destra dell’Athanor, trova posto un’altra fornace, di semplice e pratica fattura, utilizzata solo per ardere, fornire luce e mitigare il freddo gelo del sottosuolo. Sopra di essa vi è una cappa metallica che ne raccoglie direttamente il calore, incanalandolo all’interno di una lunga serpentina vitrea, che come sottile serpe in amore, si spegne vicino al centro della sala, camminando a circa due metri d’altezza lungo il soffitto, portando ciò che deve sopra i tavoli disposti ad elle rovesciata. Sui lignei e solidi ripiani, consumati dal tempo e dall’utilizzo, innumerevoli alambicchi, vasi di rosso vetro dalle singolari forme ricurve, per compiere la Rettorta Circulatio, vitree serpentine, contenitori, provette, mortai, filtri d’ogni forma e genere, campane per coprire i preparati, la fanno da padrone.

Il marasma di vetro s’estende per tutta la parte lunga della elle e per la maggior parte di quella corta, mentre sul finire della stessa, il tavolo, viene modificato, apparendo strano e dell’uso poco chiaro. Il ligneo pianale diviene di freddo e lucido metallo, lungo due o tre metri, presenta ai lati resistenti legacci di scuro cuoio. Alla sinistra dell’Athanor s’apre, scavata nella fredda pietra, una piccola fucina con mantice e incudine, per il trattamento dei metalli. Su di essa campeggia la scritta Solve et Coagula e sulla parte di parete antistante, una larga rastrelliera, carica di tenaglie, pinze lunghe e corte, strani metallici utensili, martelli d’ogni foggia e dimensione, seghe, seghetti, rasoi e quant’altro possa essere utilizzato in quel misterioso luogo intriso di sapere e magia.
La rossastra luce che guizzante riverbera proiettando ombre distorte sulle pareti, conferisce un tetro aspetto al laboratorio, avvicinandolo alla rappresentazione di un piccolo antro infernale, ove oscure figure muovono i loro passi alla ricerca del Sapere, tra rumore di liquidi in ebollizione, il fischiare dei vapori, il crepitar di fiamma e il tintinnio ritmico del meglio sull’incudine. Sotto il pavimento, un ingegnoso sistema idrico, porta l’acqua nella stanza, in un largo bacile d’imperturbabile granito situato alla destra della fucina, liquido che viene riscaldato dal calore della stessa e che giunge nel luogo dall’esterno, da un luogo dei sotterranei ove probabilmente, in tempi remoti, sono state scavate cisterne alle quali attingere tramite tubi di piombo, la temperatura del laboratorio viene mantenuta magicamente bassa, per non favorire l’innesco di composti alchemici instabili. Sulla parete di sinistra tra i due basamenti di colonna, numerose casse, ordinate accuratamente occupano circa metà parete, verso il muro in cui si apre la porta d’accesso. Contengono i metalli, oro, argento, rame, stagno, mercurio, ferro e piombo. Si dividono la parte con un alto mobile, una scaffalatura carica di vetri da farmacia, contenitori che racchiudono polveri, erbe, incensi, corna e ossa macinate, resine e sali, utilizzati per i misteriosi preparati. A correre sulla parte alta delle pareti, seguendone tutto il rettangolare bordo, vi sono parole intramezzate da simboli alchemici, magici e misteriosi, nonché rune, note e ignote. I caratteri formano una lunga scritta, sempre in oro, Visita Interiora Terrae Rectificando Invenies Occultum Lapidem Vera Medicina, frase dal dubbio e discusso significato, oscura e illuminante al contempo.

Sulla parete in cui s’apre la porta d’ingresso non vi sono mobili o scaffalature, solo lunghe incisioni, bassorilievi, mosaici e affreschi, riportanti tabelle di varie nature, simbologie ormai perdute, importanti punti di riferimento e scene di vita quotidiana all’interno del laboratorio, intramezzate da pile murate di teschi umani, ormai consunti e bruniti dall’impietoso trascorrere del tempo, le cui vuote orbite e misteriose figure, paiono guardare tutte nella stessa direzione, ad indicare l’ebano leggio sul quale posa un grande tomo, vergato di scuro inchiostro, appunti, resoconti, esperimenti, tutti ivi riportati, in decenni, secoli di utilizzo...ma molte ancora le pagine vuote da riempire...

Sulla parete che si estende frontalmente all’ingresso, tra due alte librerie cariche di tomi di materie alchemiche, come Botanica, Astrologia, Chimica, Anatomia e molto altro, centrale alla parete, vi è il più misterioso degli oggetti. Sette bassi gradini (a simboleggiare le 3 fasi e le 4 operazioni alchemiche) conducono ad una cieca porta, speculare a quella d’ingresso...una bianca cornice di candido marmo. Sugli stipiti sono incisi i simboli alchemici degli elementi, alternati da massime ermetiche indicanti passaggi, consigli e istruzioni per chi si accinge alla Grande Opera.
Il bassorilievo che sormonta l’architrave raffigura il viso infuriato di un orribile demone urlante, cornuto e zannuto, a sorvegliarne l’accesso, osserva con sguardo malvagio e severo chi a lui si palesa, specie quando il rosso bagliore delle fornaci lo illuminano, proiettando la sua distorta sagoma ovunque, infiammandone di rosso sangue lo zannuto viso senza tempo, oscuro monito a chi a tale porta decide d’accostarsi privo di conoscenza.

L’Arena degli allenamenti si presenta come un enorme sala, alta quasi 10 metri, circolare, di circa 20 metri di diametro, come fosse una semisfera di 10 m di raggio. Vi si accede da delle scale scavate nella roccia, e tutt’intorno dei gradoni di pietra fungono da spalti. Diversi corridoi si aprono lungo la parete laterale, nessuno di essi è stato esplorato ma spesso strane figure da tali aperture fanno il loro ingresso nell’arena. Marmo e granito, grigiastro e consunto dal tempo, fanno da contrafforte alla sabbia candida che ricopre la pavimentazione, sabbia che risulda chiazzata di tanto in tanto, scurita dal cupo colore di sangue rappreso. Questa sala è particolarmente pregna della magia che l’ha creata, infatti solo ed esclusivamente in tale arena ogni mago può usufruire a piacimento dell’ars, senza aver sforzo mentale alcuno. Le stesse ferite riportate durante gli allenamenti si rimarginano totalmente una volta usciti dall’arena, di modo che non vi sia rischio di danneggiarsi tra confratelli durante i soliti, duri, allenamenti giornalieri.

[Modificato da =adminavalon= 19/07/2006 21.55]





.:° Sono sempre stato da solo, naturalmente; sono stato creato per essere solo. La differenza è che ora lo sono non perché lo hanno deciso gli altri ma per mia libera scelta. Sono libero di essere esattamente ciò che sono, e di non sentirmi diverso per questo motivo (T.B.)°:.
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